Napoli, 1766. Al tocco delle undici antimeridiane Brais Barreiro sente con certezza che quello sarà il suo ultimo giorno di vita. L’origine dei suoi tormenti affonda le radici in un tempo e in un luogo lontano, la Galizia del 1730, quando, giovane orafo di talento e di riconosciuta fama, gli viene commissionato un gioiello senza eguali: una collana d’oro con uno scintillante pendente, noto come sapo gallego per l’affinità tra la superficie scabra del gioiello e la pelle del rospo. Portata a termine l’opera, destinata al sontuoso décolleté di donna Dell’eia Castro, Brais scopre che l’idea di privarsene gli provoca una sofferenza inaspettata, un autentico sentimento di lutto. Il sapo gallego non è un semplice oggetto senz’anima, ma l’esatta misura del suo genio, una corda tesa sul confine tra umano e divino. Per questo motivo quando il committente del gioiello, Santiago Castro, si reca da lui per reclamarlo, la reazione di Brais è inconsulta e irrazionale: afferra un coltello e colpisce a morte l’uomo. Confuso dalla natura del proprio gesto, terrorizzato dagli scenari che gli si prospettano dinnanzi, a Brais non resta che afferrare la custodia del sapo e darsi alla fuga imbarcandosi, sotto le mentite spoglie di Santiago Romero, su un mercantile britannico diretto in Italia. Un viaggio che lo porterà a confrontarsi con la vera natura del sapo, nel quale si concentra un oscuro e spaventoso potere destinato a gravare come una maledizione sulla storia della famiglia Romero negli anni a venire.
“La notte scendeva a terra. Seduto sul molo, guardava le stelle: lucenti e fitte come non mai, esercitavano su di lui una malia che lo faceva sentire insignificante come un grano di sabbia.”
Recensione
Ci sono storie che si leggono e ci sono storie che incantano, storie dove il lettore diventa parte della trama ritrovandosi in quei luoghi a vivere di persona le vicissitudini. Si vive così la storia della famiglia Romeo, orafi partenopei, la cui stirpe e condanna è iniziata con Brais Barrero, che su commissione realizza un meraviglioso gioiello dal quale risulta però impossibile separarsene tanto da uccidere la persona stessa che lo aveva commissionato. Inizia così la sua fuga per rifarsi una vita, imbarcandosi su una nave che dalla Galizia lo porterà a Napoli. Viaggio per mare oltre che nel tempo per questa storia che si svolge in due piani temporali, nel ‘700 e nella prima metà del ‘900, dove i personaggi maschili sono tutti legati dal un male profondo, da un’inquietudine dal possesso del meraviglioso gioiello, dagli incubi da naufrago e dalla marusìa. Forti in questo racconto sono anche donne, compagne e figlie, sottomesse ma solo per obbligo perché in verità sono fondamenta di felicità. Un racconto intriso di magia, di modi di dire, di stregonerie e di credenze popolari, dove i cinque incappucciati in saio nero sono sempre in cerca di qualche anima da portare via. Un incrocio tra storia e fantasia, realtà e immaginazione, scritto in modo elegante questo romanzo fa vivere in pieno i dolori di questa stirpe, quelle ferite del corpo e dell’anima che quasi fanno morire, nemmeno questo però li scoraggerà perché l’acqua salata è in grado di curare ogni tipo di ferita.
Titolo: La cura dell’acqua salata
Autore: Antonella Ossorio
Genere: Narrativa contemporanea
Pubblicazione: 22 febbraio 2018
N° pagine: 299
Casa Editrice: Neri Pozza