Non è un caso che il dribbling sia nato in Brasile. I primi giocatori neri hanno iniziato a dribblare per evitare il contatto con i difensori bianchi e non avere la peggio a fine partita. Il dribbling si è sviluppato su spiagge e terre desolate, con palloni improvvisati fatti di calzini appallottolati o palline di gomma. Il dribbling, mossa in cui il calciatore esegue una finta di corpo a destra o sinistra, è un movimento dell’anca simile a quello usato dai ballerini di Samba e Capoeira, giocoso e acrobatico, un’arte padroneggiata dai più grandi solisti, da Leonida a Pele. Questo elogio racconta le sue origini e i suoi sviluppi. Parlerà delle sue leggende e dei suoi più grandi artisti, di questi funamboli che trasformarono il calcio in una danza irrazionale.
In Brasile il pallone è donna, lo dice lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeno. Le si danno nomignoli affettuosi, pudgy, bébé o gorduchinha (grassottella). La stuzzicante, tutta curve e cuoio, che i più timidi chiamano menina, signorina.”
Non è di solo calcio che parla questo piccolo gioiello, iniziando a raccontare la vita di Manoel Francisco dos Santos, detto Garrincha (lo scricciolo) e finendo con qualcosa di più grande, qualcosa che va oltre gli oceani. E’ la storia di questo piccolo uomo, un metro e sessantanove, ma è anche la storia del suo paese, di una nazione, di tutto il suo popolo e anche della politica e delle leggi sull’immigrazione. Grazie a lui ma soprattutto grazie al calcio il Brasile si rivoluziona, rinasce e inizia a splendere. Il futebol, come lo chiamano in Brasile, riesce a far cambiare la situazione del paese persino dove la gente non arriva, infatti il presidente voleva che nessun uomo di sangue misto difendesse i colori della nazione, ma senza questi grandi giocatori il Brasile precipita e la legge viene rimossa solo così il Brasile del calcio riconquista il titolo. Il futebol è anche democratico, aperto a tutti, non conta il colore della pelle, la provenienza o le conoscenze, ciò che conta veramente è essere bravo perché nel calcio non c’è né favoritismi né gerarchia. Nel 1958 arriva a giocare lui, il ragazzino sorridente e timido dai begli occhi da fanciulla che tutto il mondo invidia e dichiarato tesoro nazionale: Pelé. Ormai si dice che il calcio è una disciplina brasiliana e che una squadra che sa giocare molto bene gioca alla brasiliana. Questo libro è una contemporaneamente un romanzo ed una lezione di storia e di politica. Leggendolo ho scoperto molte cose che non conoscevo di questo paese la cui evoluzione è avvenuta proprio grazie al futebol e dove il calcio è diventato un’arte e un mestiere. Un piccolo saggio su un mondo in parte sconosciuto, magico e fatto per il popolo. Il grande Maradona disse “Se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci.” Basta questo per far capire quante magie piò fare un pallone.
Libro in collaborazione con Neri Pozza
Titolo: Elogio della finta
Autore: Oliver Guez
Genere: Calcio
Pubblicazione: 30 Maggio 2019
N° pagine: 107
Casa Editrice: Neri Pozza