Philadelphia, fine Ottocento. Tra le aule di chirurgia dell’università, i tendoni di una fiera itinerante e le fosse appena scavate dei cimiteri si aggira il controverso scienziato Spencer Black. Figlio di un celebre anatomista, Black si forma presso la prestigiosa Accademia di medicina, dove sviluppa un’insolita teoria: le più famose creature mitologiche della storia, come sirene,minotauri e arpie, non sarebbero altro che gli antenati evolutivi della razza umana. “Il codice delle creature estinte” contiene due straordinarie opere in una. La prima è costituita dalla biografia immaginaria del dottor Spencer Black, a partire dall’infanzia trascorsa a riesumare cadaveri, passando per l’apprendistato inmedicina e i viaggi al seguito di un circo, fino alla misteriosa scomparsa sulla soglia della vecchiaia. La seconda è il capolavoro di Black, il “Codex Extinctorum Animalium”, uno studio sugli animali leggendari – draghi, centauri, fauni e altriancora – tutti rappresentati attraverso dettagliate tavole anatomiche. Basterà osservare una di queste illustrazioni per rendersi conto che si tratta dell’opera di un folle. Questo libro racconta la sua storia. E.B. Hudspeth è un artista e uno scrittore, e vive nel New Jersey. Questo è il suo primo libro.
Recensione
Questa è la geniale quanto folle biografia di Spencer Black, figlio di un famoso docente di anatomia nell’università di Boston, Gregory Black. Nel XIX secolo gli studi sull’anatomia umana non potevano avvalersi di mezzi efficienti come quelli moderni cosi i medici e gli studiosi ricorrevano a quelli che venivano chiamati “resurrezionisti” o meglio conosciuti come disseppellitori di cadaveri, che ne rivendicano i corpi su richiesta.
Ben presto Gregory Black, per procurarsi ” la materia prima” per i suoi studi inizio’ a chiedere aiuto a suo figlio Spencer che, superata la prima fase di reticenza, si appassiono’ così tanto che decise di intraprendere la stessa carriera del padre, superandolo poi in fama e risultati ottenuti. I suoi studi, sempre più approfonditi e volti a scorgere stranezze e anomalie, lo portarono a specializzarsi in “teratologia”, ossia nello studio delle malformazioni del corpo.
Da qui si fondano le basi della sua folle ma intrigante e pressoché geniale teoria quindi di come le malformazioni non siano “scherzi” maligni della natura ma bensì reminiscenze di un lontano passato in cui l’uomo coabitava sulla Terra con altre creature comunemente chiamate mitologiche.
Spenser asseriva quindi che le malformazioni genetiche non fossero altro se non tratti latenti di antiche creature che attraverso percorsi evolutivi e selezione naturale avevano perduto i loro tratti più caratteristici omologandosi al genere umani e manifestandosi solo in rari ed eccezionali casi.
La prova inconfutabile che tale asserzione fosse corretta risiedeva nel “ragazzo cerbiatto“, un giovane affetto da una particolare malformazione degli arti inferiori che lo rendeva simile in modo inquietante ai satiri di tradizione greca e che, secondo Spencer, sarebbe stato la prova di un codice genetico non del tutto regredito.
Da quel momento in poi Black non praticò più la medicina convenzionale e dedicò ogni istante della sua vita alla ricerca dell’esistenza delle creature estinte nel codice genetico umano. I suoi studi ed esperimenti lo risucchiarono in un vortice di follia e disperazione, fino a formulare la teoria dell’auto-resurrezione, secondo la quale “per sbloccare la memoria ancestrale del corpo bastava innestarvi degli elementi che ne rispecchiassero la natura recondita”, per cui “una volta sollecitati questi stimoli, il corpo sarebbe stato in grado di ricostruire la propria coscienza perduta e quindi di auto-risorgere”. Ad esempio, sarebbe bastato innestare delle ali d’uccello su una donna, per risvegliare quella parte di codice genetico che essa avrebbe in comune con l’arpia.
Preso da un’ inesauribile e folle sete di conoscenza Black arrivò al punto di realizzare una propria camera delle meraviglie con repliche in tassidermia di numerose creature mitologiche, ma proprio questo suo delirio di onnipotenza ad un declino senza possibilità di salvezza.
Quest’ opera è di una bellezza sconvolgente proprio per l’ accurata e meticolosa descrizione con la quale vengono presentare le tavole anatomiche di questi esseri spettacolari che, a momenti, sembrano voler ribaltare ogni certezza scientifica e convincerci della loro reale esistenza.
Ogni capitolo si apre con una illustrazione della creatura soggetta a rigoroso studio, accompagnata da una breve scheda che ne dichiara la classificazione d’appartenenza, le caratteristiche principali ed i cenni legati a fatti accaduti o legati ai suoi ritrovamenti, seguite dalle numerose tavole anatomiche.
Seppur la prima parte del libro sia altamente affascinante ed intrigante è il Codex cio che fa trattenere il fiato al lettore e lo rende vittima della suo fascino seduttore.
Sono proprio le numerose tavole, tanto sorprendenti quanto folli nella loro struttura ideativa, che conferiscono bellezza e valore a tutto il romanzo proprio perché sono loro a comunicare a chi legge tutto l’ estro ” creativo e immaginativo del loro ideatore, di colui che, con i suoi folli studi, e’ quasi riuscito a rendere vere e tangibili le piu belle creature fino ad ora solo immaginate.
Copia per la recensione fornita da Moscabianca.
Titolo: Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black
Autore: E.B. Hudspeth
Genere: Fantascienza
Pubblicazione: 28 novembre 2019
Casa Editrice: Moscabianca