Uno sguardo distratto al televisore, casualmente sintonizzato su un documentario dedicato alla Francia di Vichy, ai collaborazionisti, ai rastrellamenti della Gestapo. Improvvisa, inattesa, inaudita, appare un’immagine di Marsiglia, del palazzo dove lo scrittore è nato e cresciuto, di suo padre ammanettato e portato via da due agenti nazisti. Sette brevi secondi che cambiano tutto quello che si era pensato fino a quel momento. Da questo frammento, inverosimile e impossibile, ha origine la discesa di Régis Jauffret nell’abisso insondabile della vita di suo padre. Chi era Alfred Jauffret? Perché gli è così sconosciuto? Perché di quell’uomo rinchiuso nella sua sordità e nella sua bipolarità non ha mai saputo niente? Da cosa nasce questa sua «sete di un padre»? E allora eccolo tessere, smontare, rappezzare i pochi elementi che ha per costruire il suo «papà», parola insieme tenera e spaventosa, facendoci sprofondare come in ogni suo scritto nei magnifici e terrificanti labirinti di ciò che si è veramente, di ciò che non si vuole dire, di ciò che si cerca di nascondere, anche a se stessi. Di ciò che significa scrivere, creare, rimodellare e inventare la realtà. Un inestricabile groviglio di ricordi e di fantasmi, di vero e di falso, di voluto e di negato, di indicibile e di inaccettabile, di sperato e di irrimediabile.
La vita è solo un pacchetto di anni che ti sbattono in faccia quando nasci per permetterti di avere il tempo di abitanti a morire.
Pensiamo che vivere assieme per molti anni a delle persone ci metta nella posizione di sapere tutto di loro, di non avere più segreti, di conoscere ogni piccola sfumatura, ma poi accede che un frammento di una foto, una immagine di sfuggita ci colga di sorpresa e ci faccia capire che forse non sapevamo proprio tutto…. Accade proprio questo a Régis Jauffret che in una sera come un’altra vede alla televisione un’immagine della casa dove ha vissuto da ragazzo e poi la sequenza di suo padre che ammanettato viene portato via dai nazisti. Eppure lui non ricorda nulla di tutto questo e si chiede se oltre a lui anche gli altri membri della famiglia erano all’oscuro oppure sapevano. Inizia così un viaggio alla riscoperta del padre, uomo bipolare e con una sordità che pian piano lo ha isolato non solo dalla società ma anche dalla vita della casa stessa. Riscoprire foto e nuovi dialoghi con la madre, rendersi conto che forse chi sia stato veramente suo padre lui non lo ha mai saputo. Rivedere la propria vita attraverso un nuovo filtro e capire che non tutto quello che lui aveva visto o sentito era vero. Attraverso un alternarsi di presente e passato l’autore ripercorre la storia di due generazioni, quella del padre e quella del figlio. Epoche diverse con problematiche diverse perché se il padre era stato catturato dai nazisti per il figlio questi problemi non esistono. Ma come aveva fatto il padre ad uscirne indenne? Domande su domande che pian piano trovano risposta e consapevolezza che forse il padre idealizzato non è minimamente all’altezza di quello vero. Una storia meravigliosa, dolce e toccante della riscoperta di un pezzo di famiglia che l’autore non aveva mai conosciuto. Un continuo scavare nel buio del passato scoprendo pian piano che nel buio più profondo spesso c’è più luce di quanta si possa immaginare.
Libro in collaborazione con EDIZIONI CLICKY
Titolo: Papà
Autore: Régis Jauffret
Genere: Narrativa Contemporanea
Pubblicazione: 22 Settembre 2020
N° pagine: 200
Casa Editrice: Edizioni Clicky