«In fondo all’Adriatico, a nord, esistono isole filiformi che separano il mare dalla laguna veneta. In una di queste esili terre Sandro Frizziero ha trovato il suo tesoro. Non un forziere di zecchini d’oro, ma qualcosa di infinitamente più prezioso per un romanziere (e dunque anche per noi lettori): uno scrigno di passioni brutali e primarie, di ipocrisia, maldicenza, invidia, avidità; vale a dire, tutti i sinonimi dell’amore malinteso. Conosco l’Isola a cui si è ispirato l’autore, perciò posso apprezzare quanto l’abbia trasfigurata in una sua potente iperbole poetica, facendola diventare uno stemma di malumori e malamori universali. Un posto da cui si riescono a vedere le stelle del cielo, sì, m solo perché ‘sono i lumini di un cimitero lontano’. “Sommersione” racconta la giornata decisiva di uno dei suoi abitanti – un vecchio pescatore – forse il più odioso; certamente quello che sa come odiare più e meglio di tutti gli altri: la vicina con il suo cane; la moglie morta; la figlia a cui interessa solo la casa da ereditare; i vecchi preti dementi ricoverati in un ospizio; qualche assassino e qualche prostituta; i devoti di un antico miracolo fasullo, inventato per coprire una scappatella; i bestemmiatori che spesso coincidono con i devoti; i frequentatori della Taverna, unico locale dell’Isola oltre all’American Bar, ma di gran lunga preferibile perché ‘all’American Bar non c’è ancora un sufficiente livello di disperazione’. Su tutto ciò il vecchio pescatore ha rancori da spargere, fatti e fattacci da ricordare; e però gli resta da fare ancora qualcosa che sorprenderà gli abitanti dell’Isola, lettori compresi.
Cosa rimane di un uomo vecchio se non i suoi segreti?
Non è l’essere ormai vecchio la condanna di questo uomo, e non è nemmeno quella di vivere in un’isola e non andare mai nella terra ferma. La sua condanna è il suo passato, la sua vigliaccheria, il suo continuare ogni giorno come se nulla fosse successo. Non è mai stato un uomo buono, ha sempre picchiato la moglie e l’ha sempre trattata come una serva, non è mai stato nemmeno un vero padre e sua figlia ora aspetta solo la sua morte per ereditare la casa. Gli è sempre piaciuto bere e lavorare gran poco, sfidare la gente e innescare risse ma la vera pace la trovava sempre in mare. Un’esistenza infima su cui ha saputo solo sputarci sopra, odiare i pochi amici e farsi odiare. Più di tutti odia i preti che con le parole confondono gli animi e cercano ogni scusa per spillare soldi alla gente. Ormai è rimasto solo, la moglie è morta e la figlia nell’isola non ci mette più piede. I pochi conoscenti lo odiano e lui vorrebbe solo morire perché non riesce nemmeno più a sopportare il rumore totale della vita. La sua condanna ormai è questa vivere ogni giorno, svegliarsi e dover vivere perché per un uomo vigliacco che non batte ciglio nemmeno davanti alla morte vivere è peggio di morire. Un racconto duro, a tratti volgare di uomo che non merita di essere chiamato tale. Una storia feroce di violenza e povertà raccontata in modo semplice ma efficace. Immagino che questo libro abbia suscitato molte reazioni e non tutte positive e che alcuni non l’abbiano terminato perché la scrittura non è sempre politicamente corretta. L’autore non risparmia nessuna definizione, racconta ogni scena anche la più rozza con una scurrilità quasi surreale quasi volesse farci odiare fortemente il protagonista, come se nemmeno tra chi lo legge ci debba essere pietà o bontà. Un libro sui peccati che ognuno di noi dovrà espiare dopo la morte anche se ci sono uomini per cui l’inferno è sulla terra, non ci sono dubbi.
Libro in collaborazione con FAZI
Titolo: Sommersione
Autore: Sandro Frizziero
Genere: Narratica contemporanea
Pubblicazione: 12 Marzo 2020
N° pagine: 189
Casa Editrice: Fandango Libri