In un mondo futuristico in cui si vive per accumulare punteggi, le emozioni vengono misurate da un dispositivo applicato al braccio, le giornate scandite da iper-efficienza, ferree regole comportamentali e una dose prestabilita di esercizio fisico.
Riva Karnovsky, campionessa di Highrise Diving, tuffandosi dai grattacieli è riuscita a diventare una celebrità con schiere di fan e contratti milionari. Eppure, nel suo lussuoso attico al centro della metropoli, un giorno decide di mollare tutto, senza una ragione apparente. Non si allena più, non parla, scompare dai social assetati di foto e notizie. Per rimotivarla viene chiamata una giovane e ambiziosa psicologa, Hitomi Yoshida, che dovrà sorvegliarla giorno e notte attraverso telecamere nascoste in ogni angolo della casa. Finché Hitomi si accorge di essere lei stessa una prigioniera…
Julia von Lucadou costruisce una distopia claustrofobica e ossessionante, resa attraverso atmosfere asettiche e una scrittura asciutta che inchioda il lettore a una realtà virtuale da cui è difficile scappare, e che assomiglia terribilmente alla nostra.
“Evitare i seguenti argomenti: politica, religione, sessualità.
Evitare le opinioni personali, le battute, i pettegolezzi.
Evitare gli spigoli. Evitare la luce diretta del sole.
Evitare la sensazione di non avere una via d’uscita. “
Recensione
E’ uscito il 14 maggio per La Carbonio Edizioni questo piccolo gioiellino che mi ha davvero coinvolto a 360 gradi come mai mi sarei aspettata.
In questo romanzo che oscilla tra il thriller psicologico e l’ analisi sociologica della società moderna, la scrittrice tedesca crea, modellandola come creta tra le sue dita, una metropoli futuristica così efficientemente controllata ma verosimilmente assettica ed inespressiva, che pur non essendo di facile e chiara geolocalizzazione appare fin da subito comunque tremendamente reale e vicina a noi.
Ci ritroviamo cosi in un mondo iper tecnologico, in cui ogni attività umana viene completamente automatizzata e controllata tanto che anche lo stato psicofisico di una persona viene monitorato da un dispositivo: non esiste privacy, libertà di parola o pensiero, le reazioni emotive vengono censurate, si privilegia esclusivamente l’ omologazione sociale a dispetto dell’ individualità.
In questa società, cosi apparentemente ben funzionante, il controllo della propria vita ma sopratutto della propria salute è gestito da una serie di app che “dicono”- o meglio ordinano – alle persone cosa fare e come comportarsi in ogni occasione, per tutto il giorno.
Tutte le energie, umane e sociali, vengono convogliate verso il raggiungimento e successivo mantenimento di un alta prestanza fisica, inibendo emozioni e sentimenti personali: qualunque devianza viene considerata come una minaccia all’ efficienza strutturale del paese e ogni comportamento oppositivo viene fatto rientrare all’ interno del grande schema generale, pena l’ estromissione definitiva dalla vita socioeconomica.
Una vera e propria dittatura del controllo è quella che, dunque, vivono le due protagoniste che andremo a conoscere nella “Tuffatrice”: Riva, un’ atleta ai massimi vertici del successo che smette improvvisamente di fare “tutto” per riprendersi in mano la sua vita e Hitomi Yoshida, psicologa del lavoro, ossessionata dalla paura del fallimento e di perdere tutti i privilegi ottenuti fin ora, a cui è stato affidato il compito di aiutare Riva e capire il motivo della sua improvvisa apatia generale.
Cosi’ attraverso un sistema computerizzato di telecamere nascoste sempre attive, disposte per tutta casa, Hitomi monitorizza 24/24 Riva per comprendere la causa del suo crollo e rilevare qualsiasi indizio che possa riportarla alla sua vecchia vita, quella che la teneva costantemente sotto i riflettori e faceva fruttare un mucchio di soldi.
Perché è questo il vero motivo che interessa al sistema: non la sua salute psicofisica ma bensì recuperare la “fortuna” che deriva dal suo status di celebrità.
Ma col passare del tempo l’osservazione di Hitomi nei confronti di Riva si trasforma e come in uno specchio si ritroverà ad osservare se stessa e ad interrogarsi sulla sua esistenza.
Ricalcando il suo romanzo, Julia von
Lucadou ci conduce nel suo mondo con uno stile asciuto, minimalista, in linea con la freddezza della società di riferimento e con l’ amarezza perenne delle sue protagoniste.
Nella Tuffatrice tutto è profondamente concentrato sull’ analisi psicofisica di Riva ed Hitomi che proiettano sul lettore una rilettura attualissima della società moderna attraverso una storia che ci porterà a riflettere sul fatto che non sempre ciò che appare perfetto ed efficiente possa esser realmente sinonimo di felicità.
Copia per la recensione fornita da Carbonio Editore.
Titolo: La Tuffatrice
Autore: Julia von Lucadou
Genere: Distopico
Pubblicazione: 14 maggio 2020
N° pagine: 288
Casa Editrice: Carbonio Editore
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