India dei giorni nostri. Lei è una scrittrice, una poetessa, una giovane attivista dal passato tormentato e il cuore spezzato. Lui è un docente universitario, un ex guerrigliero maoista, un uomo che, parlando della rivoluzione, sembra più intenso di qualsiasi poesia, più commovente di qualsiasi bellezza. Si conoscono, si innamorano, decidono in fretta di sposarsi. La coppia si trasferisce in una lontana città costiera dell’India, senza vincoli né programmi, pronta a un salto nel vuoto che li vedrà protagonisti insieme. Lì, dietro le porte ben chiuse di una villetta circondata da un giardino selvaggio, il marito perfetto cambia volto, trasformandosi poco a poco in un carceriere e in un carnefice. La limitazione delle libertà della moglie – vestiti, trucco, capelli; e poi: email, telefonate, fino al divieto di scrivere – traccia l’inizio di una spirale di violenza e sopraffazione che vedrà la donna sempre più sola e terrorizzata, abbandonata anche dalla famiglia di origine. Finché lei stessa non deciderà di reagire riprendendo in mano il controllo
Dovrei essere uno spazio vuoto. Uno spazio dal quale è stato cancellato tutto ciò che riflette la mia personalità.
La vogliono vuota. La vogliono obbediente e silenziosa. La vogliono rinchiusa in cucina e la vogliono pronta a fare figli. Lei no, lei vuole essere libera. Libera di pensare e di parlare, libera di lottare e di amare. L’unico modo per esserlo è andarsene di casa, a studiare in una grande città dove può vivere pienamente la sua vita, quella che lei ha scelto per se stessa. Vuole scegliersi anche l’amore, per quale vivere e per quale soffrire e persino per quale smettere di amare. L’amore impossibile la fa tornare a casa, trentenne sola con troppe velleità per la testa trovare un uomo serio pronta a sposarla è quasi impossibile ma la sua bellezza le regala un’altra opportunità. Bello, sincero, di grandi valori morali, un uomo di cui fidarsi, una fortuna inaspettata. Ma la fortuna però ben presto si trasformerà in ricatto, il ricatto in violenza verbale fino a farla scomparire dal mondo, in violenza fisica, botte e ripetuti stupri fino a farla sanguinare e finalmente ucciderla. Ribellarsi non è possibile, agli occhi della sua famiglia e della società lui è il suo uomo, lui è il suo padrone, lei non è nulla, è solo una donna con un dubbio passato e come tale non ha nessun diritto se non subire. Ma fino a che punto il copro e la mente possono resistere? L’autrice e protagonista di questa miserevole storia è riuscita a darsi una risposta ed arrivare fino al punto di non ritorno. Lo straordinario e terribile racconto di una donna che potrebbe essere tutte le donne, una storia di ricatti e violenze dove nessuno tende la mano perché se tuo marito ti picchia la colpa è solo tua. Un romanzo dove l’aguzzino appare agli occhi degli altri vittima, dove il pregiudizio uccide più di un’arma e dove nascere donna è come una condanna. Una storia dolorosa e sconvolgente ma una lettura doverosa, doverosa perché tacere è come essere complici, doverosa perché tutte le donne devono essere libere, doverosa perché dove nascere non dipende da noi. Di questa condizione femminile bisogna sempre parlarne, bisogna sempre dare voce a queste storie, alle storie di donne che lottano e combattono anche solo per poter caminare per strada da sole. Un libro come una ferita aperta, sanguinante, dolorosa che mai cicatrizzerà.
Libro in collaborazione con EDIZIONI E/O
Titolo: Ogni volta che ti picchio
Autore: Meena Kandasamy
Genere: Narrativa Contemporanea
Pubblicazione: 11 Giugno 2020
N° pagine: 240
Casa Editrice: Edizioni e/o