Carlo ha trentatré anni e non esce mai da solo. Non rivolge la parola agli sconosciuti e conta tutto ciò che lo circonda: le briciole sul tavolo, le gocce di pioggia sulla finestra, le stelle in cielo. “Una linea retta è una serie infinita di punti”, così gli ha detto anni prima la professoressa delle medie, ma non l’ha avvisato che alcune rette possono essere interrotte. Come la linea rassicurante della sua vita, che un giorno è andata in pezzi e da allora non è più stato possibile aggiustarla. Per questo ora Carlo si circonda di abitudini e di persone fidate, come i suoi genitori e sua sorella Giada: ha costruito un muro tra lui e il mondo esterno. Finché una mattina incontra Leda, la nuova ragazza del bar dove fa sempre colazione con il padre, ed è lei a creare una crepa nel muro, a ridargli un raggio di speranza. Nelle loro durezze, nei loro spigoli, riconoscono il reciproco dolore, stringono una tacita alleanza e cercano la forza per affrontare i ricordi e camminare liberi verso il futuro. Il racconto di un ragazzo e una ragazza danneggiati dalla vita, la storia tenace di un uomo che non si arrende e di una donna che potrebbe aiutarlo a rinascere, a darsi una possibilità. A uscire da solo, per non essere più solo.
Se ne vale la pena adesso, ne vale la pena sempre.
Carlo è uscito da solo e i genitori e la sorella ne sono spaventati perché questo non accadeva da moltissimi anni. Da quando a scuola qualcosa era cambiato Carlo aveva deciso che il suo unico posto sicuro nel mondo era la sua casa, un guscio dove vivere e sentirsi protetto. Qualcosa dentro di lui si è spezzato ma non ne vuole parlare, non vuole raccontare a nessuno ciò he ha vissuto e il dolore nel costatare che nessuno è interessato a fermare i bulli, persino il preside della scuola fa finta di non vedere. La verità è che Carlo non si era piegato ma era stato spezzato come un ramo di un albero. Le uniche uscite che Carlo si concede sono quelle con il padre, il giornale, la spesa e la colazione il loro rito più amato. Ed è proprio al solito bar che Carlo per la prima volta incontra un’anima come la sua e si riconosce nei suoi occhi. Leda riesce a vedere oltre, è certa che Carlo non sia solo ciò he appare agli altri, un ragazzo immobile come un sasso, ma sia ciò che di nascosto c’è dentro a quel sasso sempre fermo. I due ragazzi sanno che non si possono addomesticare il dolore, la solitudine e l’autolesionismo, sanno che i loro passati hanno dei muri spessi, non ci sono finestre, ma loro due assieme se vogliono possono munirsi di martelli, devono solo darsi il via e cominciare a sgretolarli. Inizia in quel bar, con l’incontro con Leda la nuova vita di Carlo ma la paura è sempre tanta e i ricordi riaffiorano sempre più dolorosi tanto da frenare i loro passi. Il bivio arriva presto con una sventura inaspettata e Carlo deve solo decidere se restare immobile o spezzare quella linea retta che la professoressa gli aveva detto che non finisce mai. A pochi giorni dall’inizio della scuola questo libro racconta quello che spesso i ragazzi non hanno il coraggio di raccontare: il bullismo. L’autore lo racconta attraverso la voce di Carlo un ragazzo che ne è stato vittima e che per molti anni non ha saputo rialzarsi, non ha avuto il coraggio di uscire dalla porta di casa e vivere la vita che lo stava aspettando. Questo libro fa capire la fragilità dei ragazzi, le loro paure e la forza che spesso manca e che nascondo dietro a gesti inusuali. La scuola il luogo dove dovrebbe avvenire il loro cambiamento più importante a volte si ritrova ad essere il posto peggiore in cui passare le giornate dove nessuno tende la mano dove spesso il buio prende il sopravvento. Carlo non è solo ma come spesso accade la famiglia non riesce ad entrare nel muro che si è costruito, la cosa più difficile da accettare però è che Carlo potrebbe essere ognuno dei nostri figli.
Libro in collaborazione con Feltrinelli
Titolo: Carlo è scuto da solo
Autore: Enzo Gianmaria Napolillo
Genere: Narrativa Contemporanea
Pubblicazione: 5 Marzo 2020
N° pagine: 248
Casa Editrice: Feltrinelli