Una mattina qualunque, per caso, Nora riconosce un volto in treno. È la persona che le ha distrutto la vita. Lei e il marito Pasquale sono i proprietari a Pescara di una avviata tabaccheria. E proprio in questa sei anni prima nel corso di una rapina un ladro ha ucciso il loro unico figlio Corrado. Nora non può credere che il carnefice di un ragazzo innocente – del loro ragazzo innocente! – possa essere libero dopo così poco tempo. Non può credere che la vita di suo figlio valga tanto poco. Ma è così, tra la condanna per un omicidio preterintenzionale e i benefici carcerari. Da questo momento Nora e Pasquale non riescono a continuare a vivere senza ottenere una loro giustizia riparatrice. Il marito cerca la via più breve e immediata. Nora, invece, dopo una difficile ricerca per stanare l’uomo, elabora un piano più raffinato. Paolo Dainese, però, l’omicida, si è sforzato per rifarsi una vita e, annaspando, sta riuscendo a rimettersi a galla.
Da anni Antonio Manzini aveva in mente questa storia, tratta da un fatto vero. E ha voluto scrivere non un romanzo a tesi, ma un romanzo psicologico su tre anime e su come esse reagiscono di fronte a un’alternativa morale priva di una risposta sicura. E leggendo queste pagine si resta disorientati, non solo perché l’autore ha scritto una storia diversa dalle sue trame che ci sono più famigliari, ma soprattutto perché è riuscito a raccontare, dentro gli intrecci propri di chi è maestro di storie, l’impossibilità di farsi un giudizio netto. Impossibilità di chi legge, e di chi scrive; ma anche dei personaggi che vivono la vicenda. Questi possono scegliere (e le loro scelte sono diverse) ma perché costretti a farlo, così come la vita costringe. Questa specie di cortocircuito, tra ragione e vita, è il dubbio etico che Manzini esplora in tutto il suo spazio.
I dolori non si misurano. Sono dolori.
Ha iniziato così Antonio Manzini ieri sera l’intervista organizzata da Sellerio in collaborazione con LaFeltrinelli, intervista condotta da Alessandro Ferrucci. L’autore si riferiva al dolore forte e profondo che Nora e Pasquale provano da quando il loro unico e solo figlio Corrado è stato ucciso durante una rapina nella loro tabaccheria. Ma ancora più prepotente è la rabbia che li invade quando scoprono che Paolo Dainese, l’assassino del loro figlio, dopo appena poco più di cinque anni è uscito dal carcere e si è rifatto una vita. Rabbia e dolore si fondono assieme e mentre Pasquale pensa ad una soluzione veloce e immediata Nora pensa a regolare i conti una volta per tutte e fare a Paolo ciò che lui ha fatto a loro ovvero rovinagli la vita. Il romanzo è il racconto di una storia vera, di un fatto accaduto qualche anno fa e che l’autore ha sentito raccontare proprio dal padre del ragazzo morto. Non c’è uno strumento per misurare il dolore e ognuno lo sente e lo vive a modo proprio e così anche per Nora e Pasquale ma mentre uno di loro dal dolore ne sarà attraversato per poi sparire per sempre, l’altro ne verrà schiacciato. Prorompente e inattesa questa storia fa riflettere i lettori sul senso della giustizia, su quanto la legge è fallace rispetto alla giustizia. Figura centrale è la madre, Nora, donna che ha smesso di vivere e di amare il giorno stesso della morte del figlio, lei chiede giustizia per la sua sofferenza e per quella mancanza che nessuno potrà mai colmare. In contrapposizione a questa figura smarrita c’è lui, Paolo, l’assassino, che ha scontato ciò che la legge gli ha imposto e che sostiene d’aver diritto a rifarsi una vita. Un romanzo profondo sul dolore, quello incolmabile, quello viscerale, che mette in contrapposizione le due facce della stessa medaglia. Un libro che spezza il cuore, non risparmia odio e rabbia ma un libro necessario perché non sempre basta la sentenza di un giudice a dare pace a dei genitori a cui hanno ucciso il figlio.
Libro in collaborazione con SELLERIO EDITORE PALERMO
Titolo: Gli ultimi giorni di quiete
Autore: Antonio Manzini
Genere: Narrativa Contemporanea
Pubblicazione: 22 Ottobre 2020
N° pagine: 240
Casa Editrice: Sellerio Editore Palermo