Il trentenne Giuso, perditempo e lavoratore occasionale, si sveglia e scopre di essere tornato adolescente. Il suo aspetto non è cambiato, eppure… Alla porta di casa bussa un arcigno professore: entra, lo interroga, gli rifila voti bassi e lo rispedisce a scuola. È l’inizio di una delle storie più folgoranti della letteratura europea, un lampo di allucinazione che il genio di Witold Gombrowicz ha sublimato nella più discussa e celebre delle sue opere. Giuso è la proiezione dell’individuo odierno, un neghittoso mammone confinato nell’immagine di un adulto. La scuola pullula di imborotalcati come lui: uomini senza qualità, inetti piegati all’eccitazione e al godimento puerile, umanità irrisolte che il loro tempo ha esiliato in un limbo di eterna fanciullezza. Salvo cercare in questa fanciullezza farsesca la propria innocenza. Ferdydurke spalanca, attraverso una lingua formidabile, fatta di nonsense, bagliori e richiami, una voragine nella coscienza dei suoi – e dei nostri – contemporanei. Un’indagine narrativa, quella di Gombrowicz, che origina dai primi decenni del Novecento per estendersi fino ai nostri giorni, e che nell’ambiguità della forma – nella sua drammatica inconciliabilità con gli spiriti che riveste – trova il suo mezzo paradossale; nella beffa dell’infantilismo, il suo trauma archetipico.
“Ferdydurke” è il titolo dell’ allucinogeno romanzo di Witold Gombrowicz, scritto nel 1938 e che…non significa nulla.
Infatti “Ferdydurke” non ha nessun significato nella lingua polacca ma costituisce un invenzione no sense dell’ autore che, a quanto pare, amava i giochi di parole ed i suoni idiomici particolarmente bizzarri.
La storia fa riflesso al suo titolo e ci presenta un’ ironica quanto allegorica parodia dell’ infantilismo contemporaneo: un giovane di 30 anni si ritrova catapultato indietro nel tempo e nuovamente sotto esame sui banchi di scuola.
In un susseguirsi di scenari e avvenimenti al limite del paradossale, l’ autore muove con destrezza e audacia una forte critica alla societa’ del periodo che risulta tremendamente veriteria anche ai nostri giorni.
Cio’ che questo racconto vuole rappresentare e’ la costante opera di regressione ad un infantilismo generale perpetrata dalle strutture socio-politiche che, subdolamente, ci vorrebbero in un perenne stato di sottomissione infantilistica che non ci permetterebbe mai di progredire come uomini autonomi e senzienti.
Manipolato e perennemente sotto esame l’uomo cosi’ rappresentato si ritrova a dover fare un passo indietro rispetto alla sua crescita e, seppur dopo un periodo di smarrimento, si compiace dei vantaggi dell’ esser tornato fanciullo: nessun dovere, nessun impegno, nessun lavoro da dover portare a termine, se non quello legato al mero andamento scolastico.
Ma i vantaggi dell’ esser tornati fanciulli portano con se’ delle grandi privazioni che vanno poi ad inficiare cio’ che rappresenta uno dei piu grandi valori umani…la liberta’ personale e il diritto ad una crescita psicofisica adeguata.
Questo libro e’ davvero complicato da spiegare a parole poiche’ la sua bellezza sta proprio nella sua follia narrativa…per me e’ semplicemente da leggere!
Copia per la recensione fornita da Il Saggiatore.
Titolo: Ferdydurke
Autore: Witold Gombrowicz
Genere: Satira
Pubblicazione: 26 novembre 2020
Casa Editrice: Il Saggiatore
Prezzo di Copertina: 22,00