Beirut, 1948. Louis Pelletier e sua moglie Angèle sono emigrati da molti anni in Libano e hanno avuto quattro figli. Negli anni Venti Louis ha acquistato un modesto saponificio trasformandolo nel “fiore all’occhiello dell’industria libanese” e ne va enormemente fiero.
Il figlio primogenito Jean, detto Bouboule, ventisette anni, è un uomo senza ambizioni, succube della terribile moglie Geneviève, con la quale si è trasferito a Parigi deludendo le aspettative del padre che l’avrebbe voluto alla direzione del suo impero.
Il secondogenito, l’intraprendente François, sogna di fare il giornalista. Partito per Parigi, riesce a farsi assumere nella redazione di cronaca del giornale più popolare del momento.
Nella capitale francese arriverà anche la figlia più giovane, Hélène, fragile e ribelle che entrerà in un giro di persone poco raccomandabili. Diversamente, il terzogenito Étienne, un sensibile “idealista senza ideali”, decide di seguire il suo amante, un militare in missione in Indocina, e si stabilisce a Saigon dove si scontrerà con una durissima realtà.
Mentre i genitori rimangono soli e ignari a Beirut, in un’epoca in cui tutto sembra possibile e non lo è affatto, i figli devono fare i conti con amare delusioni e le conseguenze delle loro azioni, finché il passato irrompe nelle loro vite con il suo pesante bagaglio di inconfessati segreti.
Drammatico e vitale, ironico e feroce, “Il gran mondo” è un’appassionante saga familiare e un romanzo d’avventura dal ritmo inarrestabile.
L’autore mescola sapientemente storie d’amore, una serie di omicidi, il profumo dell’esotismo, scandali politici e finanziari, malefatte dell’impero coloniale con colpi di scena fino all’ultima pagina.
Con “Il gran mondo” Pierre Lemaitre prosegue la sua opera letteraria dedicata al Ventesimo secolo, inaugurando una nuova trilogia dedicata agli “anni gloriosi” del secondo dopoguerra.
Con questo romanzo d’ apertura P. Lemaitre regala ai suoi lettori un romanzo fortemente empatico ed evocativo.
Con lo scorrere delle pagine si entra fin da subito in empatia con i suoi protagonisti ed il coinvolgimento emotivo diventa totalizzante .
Il suo stile schietto e diretto non ha nulla della raffinatezza ed eleganza letteraria che ci si aspetterebbe dal un vincitore del Prix Goncourt nel 2013 : minimalista, privo di dettagli, non si sofferma minimamente sull’ introspezione dei personaggi ma si affida totalmente all’ azione e all’ evoluzione degli eventi narrati.
Cio’ che ne consegue e’ un meravigioso e coinvolgente turbinio di eventi e vicende storiche/personali a cui il lettore deve aggrapparsi e lasciarsi semplicenente trasportare.
Lamaitre appare assolutamente perfetto in questo tipo di narrazione e la sua tecnica ci consegna una storia ben costruita che tiene costantemente chi legge legato alle sue pagine in una lettura forsennata fino alla sua conclusione.
Copia per la recensione fornita da Mondadori.