Heddi è una ragazza americana a Napoli, ma non una delle tante. Studentessa di glottologia all’Istituto Universitario Orientale, non è venuta per un rapido giro nel folclore, ma per un’immersione che la porta ad avere della città, della lingua, del dialetto una conoscenza profonda, impressionante, che nasce dall’empatia, da un bisogno di radicamento e dall’entusiasmo della giovinezza.
Con una colorata tribù di studenti fuorisede e fuoricorso Heddi vive ai Quartieri Spagnoli, dove la vita nelle case antiche costa poco, si abita su piani pericolanti che sembrano calpestarsi l’un l’altro, in fuga dalla folla e dai vicoli inestricabili, costruzioni affastellate che sbucano aprendosi sul cielo e sul vulcano, in balconi e terrazzi dove è bello affacciarsi a rabbrividire, fumare e discutere.
Pietro è studente di geologia, figlio di una famiglia contadina della provincia di Avellino, gente avvinta alla terra da un legame ostinato, arcaico. A Napoli, benché il suo paese sia distante solo cento chilometri, Pietro è straniero tanto quanto Heddi.
Il coinvolgimento sentimentale non vela però lo sguardo della narratrice, che considera con sguardo affettuoso ma lucido la personalità di Pietro, al tempo stesso sognatore e velleitario, diviso tra l’emancipazione rappresentata dall’amore per una ragazza così lontana dal suo mondo e il richiamo agli obblighi ancestrali della terra. Anche il ritratto della madre di lui apparentemente fragile e depressa, in realtà custode feroce dell’ordine familiare, è di spietata esattezza.
L’amore che intride queste pagine è quindi istintivo e intellettuale, complicato e semplice. È amore per le parole che compongono una vera e propria lingua del cuore, accarezzata, piegata e scolpita con una sensibilità sempre vigile. È il romanzo di quando la vita è una continua scoperta, esplorazione dell’identità altrui e ricerca della propria, di quando la scrittura incarna un atteggiamento verso il mondo pronto ad aprirsi a ogni esperienza, a godere ogni gioia, a esporsi a ogni ferita.
Avevo le mani di marmo ormai, eppure non avevo finito di bere gli odori di Napoli, di mangiarla con gli occhi. Tutto invano. La città era acqua che mi colava dalle mani, e il solo amarla mi intristiva, soprattutto di notte. Era una malinconia che non riuscivo né a scacciare né a capire. Mi ero data a lei tutta quanta, forse anche a tradimento di me stessa, eppure dopo tutti questi anni Napoli mi teneva sempre a distanza.
Recensione
E’ un amore nell’amore quello di Heddi, arrivata sedicenne a Napoli per uno scambio culturale scolastico e mai ripartita definitivamente. Heddi si è subito innamorata di Napoli e nonostante viva a migliaia di chilometri da dove è nata lei nei Quartieri Spagnoli si sente a casa. Condivide il vecchio e scrostato appartamento con altri coetanei, vanno ovunque a piedi discutendo di politica, letteratura, arte. Studiano di notte e dormono di giorno. A Napoli vivono da re con pochi soldi, sconti al teatro e al cinema e buoni per il pranzo da tre portate a solo duemila lire. Per non parlare degli affitti stracciati nei Quartieri Spagnoli. E’ proprio tra una di quelle strette e male odoranti vie che Heddi incontra per la prima volta Pietro, studente di geologia, figlio di una famiglia contadina della provincia di Avellino, che invece di conquistarla con le parole le regala una cassetta fatta da lui con delle canzoni per lei. La loro vita è scandita dai ritmi dell’università e durante un periodo di vacanza Pietro decide di portare Heddi a conoscere i suoi genitori. La realtà a questo punto è davanti agli occhi di tutti, Pietro è legato alla sua famiglia in modo indissolubile, è la madre che silenziosamente gli impone le scelte e lui non ha il coraggio di contraddirla. Ma Pietro sdrammatizza e Heddi fa finta di non vedere, di non capire, crede che il loro amore sarà l’ago della bilancia. I ragazzi uno ad uno iniziano a laurearsi e le loro strade si dividono, chi se ne va per lavoro, chi perché non ha più nulla da spartire con Napoli. Anche Heddi se ne va ma la sua anima è rimasta li, tra le crepe di quell’appartamento nei Quartieri Spagnoli troppo caldo d’estate e troppo freddo d’inverno, non riesce mai a staccarsene veramente e quando può cambia il suo tragitto per poter passare lì, in quelle strade a griglia, bar e fruttivendoli praticamente identici e bancarelle di uova e sigarette di contrabbando piazzate su ogni angolo che servivano a fare di quel reticolo di strade un gioco di specchi ideale per escludere chi ne era estraneo e a custodire chi ne faceva parte. Ormai non le rimane più nulla di quel posto perché la verità è che se non hai coraggio di fare una scelta per amore a vent’anni non ne avrai il coraggio mai. Ci prova Heddi, andandosene dall’altra parte del mondo e poi dall’altra dell’emisfero ma non serve a nulla perché Napoli non è mai una scelta. E’ un regalo che ti viene imposto con le spalle al muro, una questione di nascita o di destino.
Titolo: Perduti nei quartieri spagnoli
Autore: Heddi Goodrich
Genere: Narrativa Contemporanea
Pubblicazione: 27 gennaio 2019
N° pagine: 379
Casa Editrice: Giunti